Cesarino Monti: “San Mauro Abate”

Nella chiesa dell’Annunciata, la vetrata realizzata da Cesarino Monti raffigura San Mauro Abate. San Mauro (VI secolo) è stato un monaco dell’ordine benedettino, discepolo prediletto di San Benedetto da Norcia, cui successe come abate a Subiaco. Era usuale ai tempi invocarlo per la guarigione delle malattie. In tal senso uno scritto riportato nella “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine racconta che San Benedetto, avendo avuto una visione in cui gli era apparso il monaco Placido, che stava annegando nel lago vicino al convento, esortò Mauro ad aiutare il compagno ed egli lo salvò camminando miracolosamente sulle acque. Lo stesso Filippo Lippi , il grande pittore fiorentino del Quattrocento, descrisse questa scena in una tavola che venne esposta nel Duomo di Prato. È sconcertante il fatto che il dipinto sia stato venduto alla fine dell’Ottocento nel “mercato antiquario” di Roma ed ora si trovi nel “Cleveland Museum of Art”! Il confronto con questo capolavoro del Rinascimento avrà “impensierito” il pittore milanese Cesarino Monti, incaricato di ritrarre il Santo in una vetrata per la chiesa dell’Annunciata. In ogni caso il maestro milanese si era avvalso, per la traduzione dei cartoni preparatori nella vetrata, della consulenza dell’amico Gian Filippo Usellini (famoso pittore, anch’egli milanese e insegnante di “ Figura” all’Accademia di Brera). Il ritratto di San Mauro Abate appare “brioso”: la figura del monaco è snella, le case nel paesaggio retrostante sono di un rosso acceso che contrasta con il prato a zolle verde smeraldo ed anche l’abbazia sullo sfondo, seppur imponente, è leggera sotto un cielo azzurro.

Biografia dell’artista

“Il pittore dei clown” in versione... “cattedrale” Cesarino Monti nasce a Milano il 15 settembre1916: dopo aver compiuto gli studi a Brescia frequenta l’Accademia di Brera di Milano dove avrà come maestri Carlo Carrà ed Aldo Carpi. Sposa Carla Colla, discendente da una famosa famiglia di marionettisti, ma il matrimonio naufraga dopo poco. Alla fine degli anni Trenta, epoca della commissione per la vetrata di Niguarda, collabora come scenografo al teatro alla Scala e trascorre un periodo a Parigi, dove frequenta Maurice Utrillo. Nel 1950 si innamora di Adriana Medrano, figlia d’arte circense e con lei inizia un’esistenza girovaga che inciderà sulla sua arte, tanto da essere definito “il pittore dei clown”. I suoi colori tipici sono violenti e tenui in un assortimento movimentato; le maschere dei pagliacci sono tristi ed ironiche sullo sfondo dei carri e delle tende del circo. Negli anni Sessanta ritorna a Brescia, città della sua giovinezza, che gli dedicherà una grande rassegna personale, cui seguiranno importanti riconoscimenti internazionali a Parigi, New York e Stoccolma. La critica (che ora lo ha dimenticato) lo ha un tempo osannato, ed una sua monografia venne presentata da Indro Montanelli. Muore a Brescia il 3 ottobre 1979.
Enrico Magliano

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